Artemisia Gentileschi, (nato l'8 luglio 1593, Roma, Stati Papali [Italia] - morì il 1652/53, Napoli, Regno di Napoli), Pittore italiano🎨, figlia di Orazio Gentileschi🎨, che fu un grande seguace del rivoluzionario pittore barocco, Caravaggio. Fu un importante sostenitore della seconda generazione del drammatico realismo di Caravaggio. Un allievo di suo padre e del suo amico pittore di paesaggi Agostino Tassi, dipinse dapprima in uno stile indistinguibile dall'interpretazione un po 'lirica del padre dell'esempio di Caravaggio. La sua prima opera conosciuta è Susanna e gli Anziani (1610) An, un'opera compiuta a lungo attribuita a suo padre. Ha anche dipinto due versioni di una scena già saggiata da Caravaggio🎨 (ma mai tentato da suo padre), Judith Decapitando Oloferne (c. 1612-1613; c. 1620).


A differenza di molte altre donne artiste del XVII secolo, si è specializzata nella pittura storica piuttosto che nella natura morta e nella ritrattistica. A Firenze fu associata alla corte medicea e dipinse un Allegoria di inclinazione (c. 1616🎨 per la serie di affreschi che onorano la vita di Michelangelo🎨 nella Casa Buonarotti.I suoi colori sono più brillanti di quelli di suo padre, e continuò a impiegare il tenebrismo reso popolare da Caravaggio🎨 molto tempo dopo che suo padre aveva abbandonato quello stile.





































Tra il maggio 1611 e la fine di novembre 1612 si consumò l'episodio centrale, e universalmente celebre, della biografia della Gentileschi, che fu racconto da condizionare in profondità la vita materiale, la carriera e la personalità: la violenza commessa nei suoi confronti da Agostino Tassi, col processo susseguente, previsto un'eco vasta nella Roma dell'epoca e perfino maggiore negli studi degli ultimi due anni del secolo scorso. Lo stupro avvenne nel maggio del 1611. Per ragioni che non sono estranee alla conclusione 'avvenuto saldi di importanti impegni di lavoro svolti in comune con Tassi, fu solo nel marzo del 1612 che Orazio decise di indirizzare una petizione a papa Paolo V per sporgere denuncia contro il suo collega.L'accusa fu di avere violentato e respinto sua figlia Artemisia (e di avere continuato ad abusarne per mesi) nella loro abitazione in via della Croce, avvalendosi della complicità dell'amico Cosimo Quorli, funzionario papale, e di una certa Tuzia, vicina di casa e occasionalmente badante della giovane.Quattro fu accusato anche di avere una sua tenda tentato di stuprare la Gentileschi e di avere sottratto ai Lomi alcune tele, tra cui una raffigurante Giuditta, non identificabile con certezza. Secondo la narrazione di Orazio e della Gentileschi, dopo la violenza Tassi aveva fatto una promessa di matrimonio, negando sempre di essere già sposato.Attraverso l'imponente documentazione relativa al procedimento giudiziario e alla trama di accadimenti che ne costituirono il corollario, si può ben percepire la tortuosità che caratterizzò lo svolgimento del processo (Arco. di Stato di Roma, Tribunale penale del governatore, Processi del XVII secolo, vol. 104, cc. 270-447; Lapierre, pp. 410-438; in Cavazzini, Orazio e A. Gentileschi, pp. 432-445) .Il clima fu costantemente intorbidato (oltre che dalla natura stessa degli eventi, e dalle strette relazioni che legavano, si può dire, la totalità dei personaggi in qualche modo implicati nella vicenda) dall'impiego di testimoni addomesticati, pronti ad esporsi all'accusa di falsa testimonianza e calunnia pur di gettare discredito e minare l'onorabilità della Lomi.Fra gli sviluppi contraddittori, colpi di scena e momenti drammatici (la gentileschi fu sicuramente interrogata sotto tortura), il 27 nov. 1612 il tribunale emise la sentenza per Tassi, il che si deve scegliere tra la condanna a cinque anni di galere, in alternativa, il bando perpetuo da Roma. Il pittore optò per l'esilio; ma si ha motivo di ritenere che la pena non è considerato scontata.Il 29 nov. 1612, giusto il giorno successivo alla ratifica della sentenza definitiva di condanna dei Tassi, la Gentileschi (in ossequio a un rito sociale riparatore, decisamente opportuno per la morale dell'epoca) si unì in matrimonio nella chiesa di S. Spirito in Sassia col fiorentino Pierantonio Stiattesi.Poiché nel dicembre successivo brano concesse una procura al fratello notaio Giambattista (colui che aveva aiutato Orazio a redigere l'istanza di denuncia contro Tassi), con la quale la delegava alla cura di tutti i suoi affari a Roma, sembra chiaro che la coppia (la cui unione - di pura convenienza, si direbbe - sarebbe naufragata nel giro di qualche anno) scelse di trasferirsi nella città natale di lui già iniziato del 1613.Il 20 settembre dello stesso anno nacque a Firenze il primo figlio della Gentileschi, Giovanni Battista; fatto fatto seguito il secondogenito Cristofano, l'8 nov. 1615, e le figlie Prudenzia (che risulta più spesso nominata come Palmira), il 1 ° ag. 1617, e Lisabella, il 13 ott. 1618 (morta il 9 giugno 1619). La permanenza in Toscana non è avara di soddisfazioni per la Lomi. Nel 1616 la pittrice raggiunse un prestigioso riconoscimento della sua maestria, ottenendo, il 19 luglio, l'ammissione all'Accademia del disegno di Firenze, istituita presso la quale sarebbe rimasta iscritta fino al 1620. A Firenze, inoltre, la Gentileschi ebbe modo di stringere relazioni amicali con eminenti personalità della scienza e della cultura come Galileo Galilei e Michelangelo Buonarroti il Giovane.Proprio Leggi le commissioni per un'opera per la casa Buonarroti, considera un solo punto fermo artistico, sotto il profilo cronologico e documentario, del periodo fiorentino della Gentileschi: l'elegante e luminosa Allegoria dell'Inclinazione, eseguita seguendo le indicazioni iconografiche del committente fra la fine del 1615 e il 1616 (il 20 ag. 1616 l'opera è stata consegnata e saldata, per un compenso totale, assai generoso, di 34 fiorini). Dispetto dei molti riscontri documentari che provano, tra il 1618 e il 1620, il solido legame dei Gentili con l'attività mecenatistica di Cosimo II de 'Medici (nessuno dei quali, peraltro, chiaramente riconducibile a opere esistenti), quasi tutti i dipinti riferiti all'attività della Gentileschi a Firenze mancano di elementi sicuri di datazione.La S. Cecilia della Galleria Spada di Roma, vieni già la Madonna col Bambino conservato nello stesso museo, proviene dalla collezione di Alessandro Biffi.Le opinioni della critica sulla cronologia di questo dipinto oscillano tra la conclusione del primo periodo romano e la fine del soggiorno fiorentino.Considerare piuttosto uniformemente all'interno del corpus fiorentino della Gentileschi sono invece le tele raffiguranti:
- una Santa martire (forse un Autoritratto) in collezione privata;
- la celebre Giuditta con l'ancella della Galleria Palatina di Firenze;
- la Suonatrice di liuto (forse un altro Autoritratto) di Minneapolis, Curtis Gallery;
- la S. Caterina d'Alessandria della Galleria degli Uffizi di Firenze;
- la Conversione della Maddalena, pure nella Galleria Palatina di Firenze (FIRMATA).


- la Giuditta con l'ancella, Istituto di arti di Detroit, spettacolare tour de force chiaroscurale e coloristico, nonché testimonianza eloquente delle sottigliezze narrative che la pittrice conosce profondere nella visione dei temi biblici prediletti;
- e la languorosa e melanconica Maddalena penitente della cattedrale di Siviglia, che Fernando de Ribera, duca di Alcalà, fu condotto nella città spagnola all'incirca nel 1631, di ritorno da un lungo soggiorno, a Roma prima ea Napoli, nel corso del quale era ricoperto da cariche politiche di primissimo piano.







Guarda il video: Artemisia Gentileschi: vita e opere in 10 punti (Febbraio 2023).
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